I mass media di regime (cioè i mass media) hanno a lungo insistito durante gli ultimi 10-15 anni della Repubblica Italiana (haha, scusate ma il termine repubblica..) sul fattore dell’astensionismo elettorale.
Lo hanno disegnato come un fattore negativo, una profonda disaffezione verso la politica (nel senso greco del termine), una seria mancanza di responsabilità.
Ebbene: non è così.
Mi rimetto a quanto scritto da me nella premessa del mio blog, per chi vagamente se lo ricorda.. le sensazioni, le intuizioni, basare le proprie scelte su ciò che realmente si pensa di sentire..di aver percepito a prescindere da un’analisi dettagliata e ricercata.
Negli ultimi 30 anni in Italia a livello politico e istituzionale nulla è cambiato (a parte qualche piccola pippa sulle leggi elettorali). Nessuna riforma sostanziale, nessuna direzione certa intrapresa.
Questo il cittadino lo percepisce; la stragrande maggioranza della popolazione è ormai troppo alle prese con i propri problemi di vita, di lavoro, di sopravvivenza e di pigrizia per poter focalizzare il nocciolo del problema ed attivarsi direttamente; tuttavia percepisce che a nulla serve andare a votare. Poichè nulla cambia. E cosi è.
I politici sono i camerieri dei banchieri (Ezra Pound)
Il parlamento italiano è formato per un buon 80% da camerieri dei poteri forti mentre un buon 20% è colluso con attività di stampo mafioso sul territorio; questi ultimi sono il male minore credetemi. Viene utilizzata una vecchia tecnica di stampo romano prima e ottocentesco francese successivamente.
Il Divide et Impera
In politica e sociologia si usa per definire una strategia finalizzata al mantenimento di un territorio e/o di una popolazione, dividendo e frammentando il potere dell’opposizione in modo che non possa riunirsi contro un obiettivo comune. In realtà, questa strategia contribuisce ad evitare che una serie di piccole entità, ciascuna titolare di una quantità di potere, possano unirsi, formando un solo centro di potere, una nuova e unica entità più rilevante e pericolosa. Per evitare ciò, il potere centrale tende a dividere e a creare dissapori tra le fazioni, in modo che quest’ultime non trovino mai la possibilità di unirsi contro di esso.
Questa tecnica permette quindi ad un potere centrale, che può essere un governo dispotico, o un governatorato coloniale-imperialista, numericamente modesto, di governare e dominare su una popolazione sensibilmente più numerosa.
Elemento tipico di questa tecnica consiste nel creare o alimentare le faide e i dissapori tra le fazioni autoctone: facendo ciò si contribuisce all’indebolimento e al successivo deterioramento dei rapporti tra le fazioni o le tribù dominate, rendendo impossibili eventuali alleanze o coalizioni tra esse che potrebbero mettere in discussione il potere dominante. Altra caratteristica è il concedere aiuti e promuovere eventuali tendenze a rendersi disponibile e fedele al dominatore. Questa tecnica è applicabile solo se accompagnata da abilità e conoscenze politiche nei suoi campi specifici: scienze politiche, storia politica e psicologia generale e nella fattispecie politica.
Ove la tecnica del “divide et impera” risulta applicabile rende risultati soddisfacenti, soprattutto nel caso di società frammentate e frammentarie, coinvolte già in uno scenario d’equilibrio tra le tribù o fazioni interne.
Tale tecnica è stata applicata in particolar modo per l’amministrazione dei grandi imperi, che grazie ad essa riuscirono a controllare territori con forze armate esigue. (fonte wikipedia)
Sono state create delle fazioni, la destra sociale e la sinistra sociale, il centro, i progressisti e cosi via per dividere la popolazione ed indebolirla. Successivamente, nel calderone dell’immobilità, della paura, dello sconcerto e del malcontento vengono sottratti i principi basilari del cittadino tra cui autodeterminazione, privacy e libertà di stampa e vengono inseriti i termini basilari sociali per il controllo: la sottrazione da parte dello stato del diritto di stampare moneta.
Les jeux sont fait. Intere popolazioni occidentali ridotte a schiavitù su un tessuto sociale che gli appartiene, è come se il nostro corpo schiavizzasse le proprie cellule sfruttandole; capite la dannosità del processo.
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